Quasi al termine di questo periodo di quarantena, che rimarrà nella storia, queste poche righe cercano di trovare cose positive da quella che rimane, per molti aspetti, un avvenimento negativo, se non altro per le numerose, troppe, vittime.
All’inizio di questo anno pastorale avevo compiuto una cosa per me insolita: leggere una lettera pastorale di un Vescovo alla sua Diocesi. Poiché spesso sono troppo politicamente corrette e insipide e quindi anche poco incisive è un esercizio che tendo a rinviare fino a non svolgerlo.
Tuttavia di mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, persona da me stimata – nonché incontrata aumentando in me la stima per lui – lessi la Lettera Pastorale dell’autunno scorso (qui anche recensita). Il titolo, e mi fermo a quello, era “La situazione è occasione”. Eh sì, ogni situazione è occasione per leggere in profondità le cose che ci accadono, anche le più semplici e i credenti sono chiamati a farlo con fede. Applicare questo procedimento all’emergenza attraversata è quindi inevitabile.
Nulla è scontato
In questa “reclusione” abbiamo fin da subito imparato a capire che nulla va dato per scontato. Non va data per ovvia la nostra libertà e quindi occorre ringraziare maggiormente per questo dono che abbiamo il privilegio di vivere. Non va nemmeno data per scontata la partecipazione alla Santa Messa che spesso passivamente subiamo o peggio ancora tralasciamo. Senza entrare nelle polemiche che la decisione di celebrare senza la partecipazione dei fedeli ha suscitato, alcune sensate altre meno, dobbiamo cogliere questo insegnamento prezioso anche nell’ottica dell’ormai inarrestabile calo dei sacerdoti. Quando sarà possibile di nuovo prendere parte al banchetto eucaristico facciamolo con gratitudine e con sentimenti di ringraziamento per quel Dono che trascuriamo e col rispetto di chi, perseguitato nel mondo, pur di averLo rischia la propria vita ogni Domenica.
Corpo mistico
Abbiamo maggior coscienza di cosa significhi far parte di quello che san Paolo prima, e la Chiesa dopo, chiama “corpo mistico”. Tra i diversi riferimenti scritturistici si può leggere 1Cor 12,12ss. per capire come ognuno è utile nel Corpo di Cristo. In senso spirituale si è sempre insegnato che le conseguenze del peccato personale inficiano la salute di tutto il Corpo, ma è più vero ed edificante pensare che, al contrario, ciò che di bello e buono si fa dà beneficio non solo a me ma anche alle altre membra. È chiaro allora che il celebre “distanziamento sociale”, lo “stare in casa” e le innumerevoli rinunce le si sono accettate come segno di carità per le membra più deboli. L’eventuale egoismo personale nel trasgredire queste indicazioni non metteva in pericolo solo la nostra salute ma soprattutto quella degli altri anche di quelli meno forti.
Tempo o voglia?
Un ultimo insegnamento che con onestà abbiamo rinfrescato – non scoperto perché con una certa trasparenza era ben noto – è quello di non più confondere il “non avere voglia” con il “non avere tempo”. Quante volte nell’ordinarietà della vita per non compiere determinate azioni ci si nasconde dietro la mancanza di tempo. In queste settimane il tempo lo abbiamo avuto, ma alcune cose ancora restano da fare o si possono compiere in maniera migliore. Non riferiamoci solo ad azioni troppo concrete ma anche ad attenzioni e atteggiamenti verso gli altri. Ci ha senz’altro fatto piacere ricevere telefonate veramente inaspettate o chiamare chi da tempo non sentivamo, ma che delusione anche non riceverne da chi avrebbe dovuto comporre il nostro numero.
Grazie!
Come sempre non tutto è stato negativo e non tutto è stato positivo. Ringraziamo però, prima di tutto se non siamo stati colpiti dalla malattia fisica e facciamo tesoro di quello che questi mesi ci hanno, loro malgrado, insegnato.
Per paradosso l’austerità della quaresima poteva anche essere impreziosita dalla “novità” della quarantena ma essa si è protratta fino quasi a soffocare la gioia pasquale. Le settimane passano e l’insofferenza cresce.
Ancora un po’ e qualcosa cambierà. Pazientiamo ancora e, se possiamo, nonostante tutto, ringraziamo!
W san Marco!